venerdì 13 novembre 2015

Recensione: Siege and Storm, di Leigh Bardugo

Titolo: Siege and Storm (The Grisha #2)
Autore: Leigh Bardugo
Pagine: 435
Editore: Henri Holt and Co.
Consigliato: Ni

 

 

Trama:

Darkness never dies.

Hunted across the True Sea, haunted by the lives she took on the Fold, Alina must try to make a life with Mal in an unfamiliar land. She finds starting new is not easy while keeping her identity as the Sun Summoner a secret. She can’t outrun her past or her destiny for long.

The Darkling has emerged from the Shadow Fold with a terrifying new power and a dangerous plan that will test the very boundaries of the natural world. With the help of a notorious privateer, Alina returns to the country she abandoned, determined to fight the forces gathering against Ravka. But as her power grows, Alina slips deeper into the Darkling’s game of forbidden magic, and farther away from Mal. Somehow, she will have to choose between her country, her power, and the love she always thought would guide her--or risk losing everything to the oncoming storm.

Recensione:


Attenzione, contiene spoiler sulla fine di Shadow and Bone/Tenebre e ghiaccio!!



Alla fine di Shadow and Bone avevamo lasciato Mal e Alina che fuggivamo dopo aver lasciato il Darkling e gli altri Grisha da soli nell’Unsea, circondati dai mostri.
Li ritroviamo quindi che si nascondono nei villaggi, fanno lavori umili e fuggono da eventuali guardie venute ad arrestarli. Ma tutto cambia quando ricompare all’improvviso proprio colui che doveva essere morto nell’oscurità, il Darkling.
Con la forza trascina Mal e Alina su una nave, diretti alla Bone road, un tratto di mare nel nord dove si dice ci sia Rusalye, un drago/serpente marino bianco, le cui scaglie serviranno come secondo amplificatore dei poteri di Alina. Sulla nave conosciamo il comandante, un tipo sempre con la battuta pronta. Mal, grazie alla sua mirabile capacità di tracker rintraccia il drago e riescono a catturarlo. Ma in quel momento il comandante, con una mossa a sorpresa, molla il Darkling e molti suoi uomini, che si rivelano essere quasi tutti Grisha, porta via Mal, Alina e Rusalye, e si dirige verso sud, lasciando di nuovo il Darkling in punto di morte.
Alina riesce a uccidere il drago e farsi fare un bracciale con le sua scaglie, così diventa l’unica Grisha a possedere due amplificatori anziché uno.
Il comandante si rivela essere più di quello che sembrava, e Alina si ritrova di nuovo al palazzo reale, mentre Ravka si prepara all’assalto del Darkling con la sua armata di mostri, creati con il nuovo potere che ha ricevuto dall’Unsea.
Alina nel frattempo si divide tra Mal, il comandante, e le visioni che ha del Darkling, perché anche se non vuole ammetterlo, ne è ancora attratta. Quindi da un triangolo amoroso è diventato un quadrato.
L’azione si svolge tutta negli ultimi capitoli, come spesso accade, ma ho trovato questo secondo libro della saga molto più noioso del primo.

 “I like to have powerful enemies. Makes me feel important”

Gli errori e le cose che non andavano nel primo capitolo, e che potevano essere giustificate dall’essere il libro di apertura della saga, qui permangono, e ci vengono aggiunte altre cose piuttosto irritanti, come appunto Alina che si trasforma ulteriormente in Mary Sue con tutti gli uomini ai suoi piedi. 
Rimangono le parole russe buttate a caso e senza traduzione nel testo, basti pensare che uno dei personaggi si chiama Privyet, che in russo significa ciao. Lo so che suona bene, ma è un saluto.
Se poi nel primo volume la ricerca del cervo con le corna miracolose, che poi sono diventate il collare di Morozova che Alina indossa, richiedeva una ricerca solitaria e piuttosto difficoltosa nei boschi innevati, qui il tutto avviene piuttosto semplicemente. 
E io continuo a non essere d’accordo a uccidere animali per il potere.
Che dire poi di Mal, uno dei personaggi più insulsi e inutili che esistano?
Qui risulta ancora più cretino e insopportabile di prima, infatti non fa quasi che litigare con Alina, a volta anche giustamente, perché lei si sbaciucchia con un sacco di uomini. Ha anche ragione, ma il suo atteggiamento è troppo antipatico.
Il nuovo personaggio che viene inserito in questo capitolo, ossia il comandante e la sua verà identità, non mi è risultato così simpatico. E’ una versione leggermente più simpatica di Jace di Shadowhunters, e io non ho sopportato Jace.
Il grande difetto di questo libro, che sembra solo una sorta di passaggio tra Shadow e bone e Ruin e rising, è l’assenza del Darkling.
Compare è vero all’inizio e alla fine, ma è troppo poco. E’ lui quello più interessante, più contorto e che alla fine ha avuto più evoluzione, perché ha un nuovo potere, ha un piano e un’armata. 
Alina invece ha solamente nuovi pretendenti e un nuovo bracciale.
All’inizio, come livello di inglese l’ho trovato un po’ difficile, soprattutto rispetto al primo, perché essendo ambientato in mare su una nave, ha molti termini nautici/marittimi che io non conosco.
Appena sufficiente quindi. Credo leggerò l’ultimo solo per sapere come finisce, ma in generale posso dire che come saga mi ha deluso. 

Voto:

4 commenti:

  1. Mi spiace che ti abbia delusa >.< io ho aspettative altissime!
    Però in effetti il darkling non può mancare mannaggia... spero non deluda anche me :c

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me è una sorta di volume di passaggio con quello finale, che mi aspetto grandioso!

      Elimina
  2. Il mio giudizio è più positivo del tuo, nel senso che alla fin fine mi è piaciuto, ma concordo praticamente con tutto... quando ho letto Privyet mi sono cadute le braccia ma poi ho preso un respiro profondo e ho lasciato perdere perchè se no defenestravo il libro ;P e ho adorato il nuovo "lato" del triangolo-quadrato :)

    RispondiElimina